Breve cenno sugli antichi proprietari del palazzo in cui ha sede il ristorante del Conte 

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Il palazzo

Il palazzo in cui oggi ha sede il ristorante del Conte venne edificato nell'ultimo quarto del secolo XVIII dal Conte Pietro Francesco Leprotti di Fontaneto come comoda e signorile dimora per la propria famiglia e per ostentare il censo ottenuto.

Le fortune dei Leprotti erano iniziate al principio del 1700 col bisnonno del Conte Pietro Francesco, il notaio Giovanni Giuseppe stabilitosi in Carmagnola proveniente da Cervetere.

Costui, benestante di famiglia, notaio e poi vice auditore di guerra, visse il momento più importante della sua vita quando venne inserito nella delegazione sabauda presente alle trattative della Pace di Rastad (1714), pace con la quale si era conclusa la guerra di successione al trono di spagna. Uno dei riquadri dipinti nel salone del primo piano del palazzo, dipinti ai quali discendente affidarono il compito di celebrare le gesta degli antenati, illustra appunto questo episodio della vita del nostro aristocratico di provincia, partecipe, investiti di diplomatico, di un evento tanto significativo per le sorti dell'Europa del tempo. Quasi certamente è riferito allo stesso personaggio un altro episodio illustrato nel salone al primo piano: la battaglia navale tra francesi ed inglesi, sostenuti questi ultimi da galeoni battenti bandiere sabaude, su uno dei quali probabilmente prestava servizio il Leprotti. Di difficile interpretazione sono invece il terzo ed il quarto riquadro: un'altra battaglia navale, questa volta tra svedesi ed Imperiali, ed un assalto ad una fortezza da parte di civili con scena di violenza fra una popolana ed un soldato; si tratta di episodi che lecito pensare si riferiscono ad altri membri della famiglia.

Gli eredi

I figli di Giovanni Giuseppe si imparentarono con le famiglie della nobiltà locale, occuparono cariche civili ed ecclesiastiche: Maria Genoveffa andò sposa al Nobile Michel Antonio Carena, Ludovico divenne frate Agostino, Emanuele fu Priore canonico in Collegiata, l'avvocato Pietro Francesco, che aveva sposato Maria Maddalena Longo, ricoprì la prestigiosa carica di Giudice in Carmagnola nel periodo 1710-1714, succedendo in tale posizione a quello che diventerà uno dei più grandi statisti piemontesi, il famoso Marchese d'Ormea; fu quindi chiamato alla carica di prefetto di Mondovì, carica che occupò per molti anni.

Le fortune della famiglia continuarono con i due figli di quest'ultimo: il terzogenito Giovanni Giuseppe (1717-1783) ottenne l'investitura del feudo di Fontaneto col titolo comitale e poté così innalzare il blasone parlante sormontato dalla Corona a nove punte: "di rosso al lepre d'argento corrente sulla pianura erbosa al naturale, col capo d'azzurro carico di tre stelle d'oro" e coniò il motto di famiglia "lumen e auxilium", l'undicesimo figlio, Carlo Felice (1733-1803) ricoprì la carica di segretario di stato e di guerra del giovane Regno di Sardegna punte, fu poi intendente a Mondovì, quindi a Cuneo ed infine Intendente Generale.

Pietro Francesco (1749-1818),figlio di Giò Giuseppe, il realizzatore del palazzo di corso Sacchirone, si occupò delle sue cose carmagnolesi: ricoprì In diverse occasioni la carica di Sindaco delle Città. Ebbe un solo figlio maschio, Amedeo morto in giovane età, e due femmine, entrambe convolata nozze con membri della buona aristocrazia piemontese che le portarono via da Carmagnola. Si estinse così, all'inizio del secolo XIX questa Nobile schiatta della nostra città.

Il palazzo di corso Sacchirone passò attraverso numerose manie punto e, fu, tra l'altro, sede per diverso tempo dell'Ufficio del Registro; oggi si appresta a vivere una stagione nuova e diversa dal suo passato.

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aperti dal Martedì al Sabato dalle 12:30 alle 14:30 e dalle 19:30 alle 22:30

Domenica dalle 12:30 alle 14:30

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